La Giornata della memoria: Gino Bartali

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Prima di iniziare un nuovo argomento, ci soffermeremo a presentare un’altra proposta sulla giornata della memoria. Racconteremo la storia di un mito del ciclismo, Gino Bartali, vincitore di tre giri d’Italia, due Tour de France e quattro titoli di Campione d’Italia.

Durante la Seconda guerra mondiale, Bartali è stato anche un vero e proprio eroe. Con la collaborazione dell’arcivescovo di Firenze e del rabbino, trasportò nel telaio della sua bicicletta i documenti per dare una nuova identità agli ebrei.

Nel 2013 Israele gli ha riconosciuto il titolo di Giusto tra le Nazioni per l’eroica attività offerta agli ebrei durante le persecuzioni nazifasciste.

Per far si che i ragazzi conoscano questa eroica figura, esempio di grande altruismo, vediamo, in una versione più corta, lo speciale di Rai2, “Gino Bartali, il campione e l’eroe”.

Dati biografici

Dal sito: https://it.gariwo.net/giusti/figure-esemplari-sport/gino-bartali-9288.html

Gino Bartali, nato a Firenze nel 1914, è stato un famoso campione di ciclismo, vincitore di tre Giri d’Italia (nel 1936, 1937 e 1946) e due Tour de France (nel 1938 e 1948).

Bartali era un devoto cattolico, ed era molto legato all’Arcivescovo Angelo Elia Dalla Costa (riconosciuto come Giusto tra le Nazioni nel 2012). Di conseguenza, dopo l’occupazione tedesca in Italia nel settembre 1943, Bartali – che era un corriere della Resistenza – giocò un ruolo molto importante nel salvataggio degli ebrei da parte della Delegazione per l’assistenza agli immigrati (DELASEM), rete avviata dallo stesso Dalla Costa e dal rabbino Nathan Cassuto

Bartali, che per allenarsi era noto coprire grandi distanze, trasportava documenti falsi nel manubrio e nella sella della sua bicicletta, e poi li consegnava alle famiglie dei perseguitati tra Firenze e Assisi. Quando veniva fermato e perquisito, chiedeva espressamente che la bicicletta non venisse toccata, giustificandosi dicendo che le diverse parti del mezzo erano state attentamente calibrate per ottenere la massima velocità.

Sono diverse le testimonianze dell’opera di salvataggio di Bartali. Prima tra tutte quella di Giulia Donati, una donna fiorentina che dal 1974 vive in Israele, a cui Gino consegnò personalmente i documenti falsificati che salvarono tutta la sua famiglia. Un altro testimone, Renzo Ventura, ha dichiarato che, durante l’occupazione nazista, sua madre Marcella Frankenthal Ventura aveva ricevuto documenti falsi dalle mani di Bartali, portati loro dal ciclista per conto della rete di Dalla Costa.

Il campione che salvò gli Ebrei

Gino Bartali aiutò a salvare anche la famiglia Goldenberg, che il campione incontrò per la prima volta a Fiesole nel 1941. Shlomo, che allora aveva 9 anni, ricorda un incontro con il ciclista e suo cugino Armando Sizzi, amico dei Goldenberg. L’uomo ancora oggi mantiene viva l’immagine di quel momento, anche perché Bartali gli regalò una bicicletta e una sua foto con dedica. Quando più tardi, dopo l’occupazione tedesca, i Goldenberg furono costretti a nascondersi, Bartali offrì loro rifugio in uno scantinato che possedeva in comproprietà con Sizzi. 

Ricercato dalla polizia fascista, Bartali sfollò a Città di Castello, dove rimase cinque mesi, nascosto da parenti e amici.

Con la sua azione, Bartali ha contribuito al salvataggio di 800 persone fra il settembre 1943 e il giugno 1944. Già medaglia d’oro al merito civile nel 2005, Gino Bartali è stato riconosciuto come Giusto tra le Nazioni da Yad Vashem il 23 settembre 2013.

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