Gesù annuncia il Regno

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Gesù è stato un grande comunicatore, non possiamo, certamente, definirlo politicamente corretto, infatti non si faceva problemi a dire cose che potevano risultare anche spiacevoli per chi lo ascoltava, se era necessario farlo.

Se consideriamo la sua capacità di fare riferimenti alla cronaca e alla quotidianità della gente comune che incontrava, oppure se pensiamo alla semplicità degli esempi che utilizzava di sicuro possiamo ritenere Gesù uno dei massimi comunicatori della storia.

Annuncio del Regno di Dio 

Nei Vangeli ritroviamo molti detti, discorsi e parabole di Gesù. La gran parte del suo messaggio ruota intorno all’annuncio del Regno di Dio, ovvero il mondo secondo il desiderio di Dio, dove regna l’amore e la pace. L’annuncio del Regno di Dio è necessario per portare la salvezza a tutti gli uomini.

Gesù annuncia il Regno
Discorso della montagna – Beato Angelico

Il regno di Dio deve venire, tutti devono contribuire a realizzarlo e si compirà definitivamente solo alla fine dei tempi. Il Regno non è ancora arrivato, ma è contemporaneamente già qui perché Gesù, che lo annuncia, è presente nel mondo. Il Regno di Dio si identifica con la persona di Gesù. 

Per far comprendere cosa sia il regno di Dio, Gesù usa il linguaggio delle parabole, racconti brevi, ma ricchi di umanità, pieni di immagini e similitudini che raccontano fatti di vita quotidiana per comunicare un messaggio importante.

Le parabole

I Vangeli ci dicono che Gesù parla a tutti, senza distinzione, senza fare discorsi troppo complicati, usa parole semplici e comprensibili alle persone umili che lo ascoltano.

Il termine parabola significa paragone.

L’insegnamento delle parabole non impone a nessuno di credere in una verità, ma propone di cambiare il modo di pensare e di vivere.

Gesù è noto per le sue parabole, sono il suo modo originale di comunicare con gli altri, nonostante questo, non è stato lui l’inventore.

Con le parabole Gesù rispetta chi ascolta e lo aiuta nella riflessione, infatti queste hanno la finalità di coinvolgere chi ascolta, proporre un insegnamento, far cambiare il modo di agire.

Le parabole hanno più chiavi di lettura: sono storie emblematiche di vita quotidiana, ma dietro la loro semplicità – in realtà – si cela un livello più profondo sul quale Gesù si sofferma e talvolta spiega agli Apostoli. Le parabole hanno, dunque, un significato nascosto.

Nei suoi racconti, sempre accattivanti, Gesù inseriva di proposito degli strappi narrativi con l’intento di suscitare delle domande in chi ascoltava, come ad esempio: “Tu, che avresti fatto?” “A quale personaggio della storia ti senti vicino?”. L’intento chiaro era quello di creare un modo nuovo di guardare se stessi e gli altri, imparare a conoscere i propri pensieri nascosti.

Le parabole che racconta Gesù sono ispirate a luoghi e ai mestieri del suo tempo, ad esempio al lago e ai pescatori, ai campi e a coloro che lavoravano la terra, la Vigna e vignaioli e le colline per il pascolo e i Pastori.

Le parabole sono suddivise in tre tipologie:

  • le parabole sul volto di Dio, raccontano quanto Dio ami gli uomini;
  • quelle sul Regno di Dio dicono quale ricompensa spetta agli uomini;
  • quelle sulla Parola di Dio dicono come questa va accolta.

Alcune parabole

Con la parabola delle due case (Mt 7, 21-27), costruite una sulla roccia e l’altra sulla sabbia, Gesù vuole far capire che il vero discepolo non è quello che ascolta gli insegnamenti del maestro, ma quello che li mette anche in pratica.

Nella parabola della pecorella smarrita e ritrovata (Lc 15, 3-7), Gesù si mostra buon pastore, che cerca tutte le pecore senza lasciarne nessuna. Le pecore, chiaramente, sono immagine degli uomini.

In quella del seminatore (Lc 8, 4-15) Gesù spiega ai suoi l’atteggiamento con cui bisogna ascoltare e accogliere la Parola di Dio perché porti frutto.

Le parabole attualizzate

Le parabole non sono storie antiche che oggi non hanno più alcun valore, queste possono essere attualizzate. Possiamo veicolare gli stessi messaggi con situazioni, ambienti e personaggi contemporanei.

Attualizzare non significa alterare le parole di Gesù, o scrivere un altro Vangelo, ma rendere le parabole concrete nella realtà odierna, renderle comprensibili ai lettori, contestualizzandole nella contemporaneità.

Abbiamo unito in un unico video la parabola del Padre misericordioso narrata Gesù e un corto animato che attualizza la stessa parabola.

Al termine possiamo chiedere ai ragazzi se sono riusciti a cogliere i collegamenti tra le due storie appena viste.

Infine possiamo giocare al Kahoot!     

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