L’indispensabile ritorno all’essenzialità

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In un mondo in cui la cultura dominante ci vuole sempre più attenti all’esteriorità e alla cura dell’immagine, soprattutto per gli adolescenti, diventa indispensabile un ritorno all’essenzialità.

Questo percorso verso l’essenziale è un difficile processo di rinuncia, in cui è necessario riconoscere la marginalità di alcune cose considerate da molti come fondamentali. Significa mettere ordine e liberarsi di ciò che non serve, lasciando spazio a qualcosa di significativo, che sia utile per sé stessi. Il primo passo è, quindi, essere in grado di comprendere ciò di cui si ha bisogno. Liberarsi del superfluo aiuta a riorganizzare i pensieri e aumentare la concentrazione, per capire cosa sia veramente importante nella vita.

Andare all’essenziale vuol dire fare delle scelte, rinunciare a ciò che è irrilevante o secondario per il nostro benessere.

La società contemporanea ci vuole iperconnessi, iperattivi e multitasking, ma la rincorsa a questa illusione ci ha resi frenetici e incapaci di dare il reale valore alle cose.

Dunque, cos’è davvero essenziale nella vita? Non si tratta di beni materiali, ma di quelle cose che sicuramente sono necessarie per poter essere felici e stare bene con il mondo circostante.

Dobbiamo imparare a considerare solo ciò di cui si ha davvero bisogno, evitando di sommergerci di cose e persone che peggiorano la qualità della nostra vita.

Nel libro “Il piccolo Principe” si legge: “L’essenziale è invisibile agli occhi”. Di cosa si parla?

Dell’invisibile che si fa amore e rimane l’unica cosa essenziale per la nostra esistenza, ciò che dà senso a tutte le nostre azioni.

La tappa della Storia della Chiesa

Un’esperienza legata all’essenzialità sono i pellegrinaggi, durante i quali si riscoprono i ritmi di vita ormai dimenticati: sveglia al levare del sole, cammino scandito dal proprio passo, si possono ammirare i paesaggi che si incontrano, si ha il tempo per riflettere.

Nel Medioevo, tra la fine del primo millennio e l’inizio del secondo, mentre in tutta Europa nascono monasteri e cattedrali, molti fedeli percorrono le vie dei pellegrinaggi che conducono ai grandi santuari della cristianità. Nasce così la pratica del pellegrinaggio che assunse crescente importanza con il passare del tempo. I pellegrinaggi diventano così il segno della rinascita spirituale.

In questo periodo Dio è centrale nella vita di ciascuno, le feste religiose scandiscono lo scorrere del tempo.

Un cammino simbolico

Compiere un pellegrinaggio significava percorrere a piedi un itinerario che si concludeva presso un santuario oppure la tomba di un santo oppure una chiesa dove era custodita una reliquia ritenuta importante. Questi viaggi potevano durare settimane o addirittura mesi.

Legato ai pellegrinaggi era il culto delle reliquie, oggetti ritenuti sacri in quanto appartenuti a un santo o a Cristo stesso. Il pellegrinaggio interessava tutti i ceti sociali: ricchi, poveri, uomini, donne, giovani, anziani anche i malati in cerca di guarigione, a migliaia si muovevano sulle vie dell’Europa; il pellegrinaggio divenne presto un fenomeno di massa.

Tra queste, molto importante era la Via Francigena che, partendo da Canterbury in Inghilterra, attraversando Francia e Svizzera, arrivava a Roma. Questa rappresentò lo snodo centrale delle grandi vie della fede.

Chi proveniva dal nord la percorreva per dirigersi verso Roma, e – volendo – si poteva continuare lungo la Via Appia verso i porti pugliesi, dove ci si poteva imbarcare verso Gerusalemme. I pellegrini italiani diretti a Santiago la percorrevano verso nord. La Via Francigena divenne una via di comunicazione fondamentale per realizzare l’unità culturale e spirituale che caratterizzò l’Europa nel Medioevo. 

Indispensabile il ritorno all’essenzialità

Gli itinerari dei pellegrinaggi avevano un significato simbolico in quanto rappresentavano il percorso della vita umana verso il traguardo ultimo, l’incontro con Cristo. Pertanto il pellegrinaggio era ed è la metafora della vita umana. Il viaggio per questo motivo doveva essere scomodo, metaforicamente rappresentava il procedere nella ricerca del significato dell’esistere.

Con il passare del tempo, le vie dei pellegrinaggi si sono trasformate, dotandosi di servizi di ospitalità, quelli che oggi prendono il nome di ostelli, e i percorsi sono divenuti più agevoli rendendo più semplice il raggiungimento delle mete.

Il tempo del viaggio era, per intero, scandito dalle preghiere, atti di penitenza e pratiche religiose che preparavano il pellegrino all’ingresso del luogo santo. Qui il pellegrino si fermava in preghiera, mostrava la sua devozione e chiedeva un favore particolare, una grazia, come la guarigione per sé o per un’altra persona.

Il pellegrinaggio poteva essere compiuto per spirito di devozione, come gesto di ringraziamento per la grazia ricevuta, oppure con lo scopo di fare penitenza per purificarsi e poter raggiungere il paradiso.

Prima della partenza ogni pellegrino riceveva la benedizione del Vescovo che gli consegnava il mantello per ripararsi dal freddo, un cappello per ripararsi dal sole o dalla pioggia, la bisaccia in pelle e il bastone per affrontare le avversità. Il viaggio era a piedi e il cammino era pericoloso per via delle intemperie, degli animali selvatici e dei briganti, motivo per cui prima di partire si riappacificavano con tutti e facevano testamento. Il ritorno non era sempre assicurato.

Le mete 

Nel Medioevo quattro furono le città più ambite dai fedeli come grandi mete della cristianità:

  • Santiago di Compostela, nel cui santuario si trova la tomba dell’apostolo Giacomo;
  • Roma, sede della tomba degli Apostoli Pietro e Paolo;
  • Costantinopoli, che custodiva il panno di Edessa, con il volto impresso di Cristo;
  • Gerusalemme, luogo che rimanda a diversi episodi della vita di Gesù e in cui si trova il Santo Sepolcro.

I percorsi seguiti erano molti, oltre queste mete, se ne aggiungono altre come il santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano in Puglia o Mont Saint Michel in Francia, altri centri di pellegrinaggio erano molte chiese dedicate a Maria, la madre di Gesù, il cui culto si sviluppò significativamente a partite dall’XI sec.

I simboli del pellegrino

L’abbigliamento dei pellegrini si mantenne piuttosto uniforme, tranne per i segni distintivi dei diversi percorsi, infatti chi faceva ritorno dai pellegrinaggi nei luoghi santi, era facilmente riconoscibile grazie ai simboli che portavano attaccati sul mantello o sul cappello.

I simboli del pellegrinaggio erano e restano distinti:

il pellegrinaggio in Terra Santa o a Gerusalemme era raffigurato da una foglia della palma di Gerico o da delle piccole croci;

quello per Roma era rappresentato dalle chiavi di San Pietro, dalla rappresentazione della Veronica (il telo impregnato di sangue e sudore su cui era rimasto impresso il volto di Gesù Cristo), dalle medaglie con i volti dei Santi Pietro e Paolo e dalle quadrangulae (le medaglie di piombo con l’immagine dei Santi Pietro e Paolo).

Per Santiago, la conchiglia di Finisterre, detta anche capasanta in ricordo della sacra testa dell’apostolo Giacomo e di un evento miracoloso attribuito a lui. La conchiglia è considerata un simbolo antico e universale di rinascita e serviva ai pellegrini per bere. È utilizzata anche nella segnaletica lungo i cammini devozionali.

I Pellegrini venivano chiamati in modo differente a seconda della meta del loro pellegrinare:

i fedeli diretti verso la Terra Santa prendevano il nome di palmieri; chi era diretto verso la città di Roma era chiamato romeo; chi era in cammino verso la città di Santiago de Compostela prendeva il nome di giacobeo o peregrino.

Attività: L’indispensabile e l’essenzialità

Abbiamo pensato a due attività per questo argomento.

Utilizzando Wordwall, abbiamo realizzato un’attività interattiva. I ragazzi dovranno collegare in modo corretto le due parti di una frase.

Abbiamo ideato un compito di realtà: Sei in partenza per il Cammino di Santiago. Considerato il lungo tragitto da percorrere a piedi e l’impossibilità di portare un peso eccessivo sulle spalle (il peso dello zaino deve essere il 10% del tuo peso), devi:

  • scegliere uno dei percorsi all’interno della mappa inserita di seguito;
  • programmare i giorni di cammino e, di conseguenza, i Km che percorrerai ogni giorno;
  • considerata la distanza, preparare lo zaino che dovrà contenere in totale 10 cose che per te sono indispensabili per i giorni di cammino.
Indispensabile un ritorno all’essenzialità
I cammini che portano a Santiago sono principalmente sei:
Cammino del Nord (da Irún a Santiago circa 830 km).
Cammino Portoghese (da Lisbona a Santiago circa 630 km).
Via della Plata (da Siviglia a Astorga circa 700km, poi verso Santiago circa 900 km).
Cammino Sanabrese (da Granja de Moreruela a Santiago circa 340 km).
Cammino Primitivo (da Oviedo a Santiago circa 290km).
Cammino Francese (da Saint-Jean-Pied-de-Port a Santiago circa 800 km).

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