I Sikh
Dopo aver presentato l’Islam, l’ultima religione che presentiamo quest’anno è il Sikhismo. La parola sikh, significa “discepolo”.
Come per le altre religioni, mostreremo un video e infine giocheremo all’immancabile Kahoot!
I Sikh
La parola sikh deriva dal sanscrito shishya, che significa “discepolo”. Il fondatore della religione è stato Shri Guru Nanak, mistico, poeta e cantore della gloria dell’unico Dio, eterno, creatore di tutte le cose.
La religione è monoteista. Infatti, i sikh credono nell’esistenza di un unico essere supremo, il Creatore e negli insegnamenti dei dieci guru contenuti nel Guru Granth Sahib. Giacché il Creatore è presente in ogni persona, ogni individuo è uguale di fronte a Dio, a prescindere dal colore della pelle, dal sesso, dalla nazionalità. Per questo motivo, i sikh sono contro il sistema delle caste. Perciò ogni individuo, secondo la volontà divina, può migliorare il proprio destino. Ognuno ha una responsabilità individuale, ovvero condurre una vita che possa risultare utile all’intera umanità.
Sviluppare l’amore verso Dio conduce alla perfezione, secondo Guru Nanak. Con la meditazione e l’impegno quotidiano, ogni credente, può diventare simile a Dio migliorando continuamente.
Il sikhismo consiste nel rendere servizio agli esseri umani e nell’amore fraterno. La salvezza è per tutti, basta condurre una vita onesta e ordinaria.
Guru Nanak
Nānak era nato nel 1469 nei pressi della capitale del Punjab, da una famiglia di tradizione induista. Fin da fanciullo, Nānak aveva manifestato una profonda sensibilità religiosa, che andava al di là delle convenzioni e delle pratiche religiose esteriori. Infatti, si rifiutò di sottostare ai complessi rituali prescritti dalla fede induista e amava intrattenersi con persone appartenenti a varie tradizioni religiose del suo tempo, in particolare con musulmani e induisti.
A trentotto anni, durante una profonda meditazione sul fiume Vein, ebbe l’ordine da parte di Dio di aiutare l’intera umanità e metterla sulla via retta. Nānak cominciò a predicare la fede in un Dio unico, eterno, creatore di ogni cosa. «Non ci sono indù, né musulmani», annunciava. Questi erano i fondamenti di quella che sarà una nuova Fede, nata in un contesto religioso eterogeneo, ma dalla identità particolare.
Senza fanatismo e violenza, la nuova Fede prevedeva l’idea la reincarnazione, comune alla maggior parte delle tradizioni religiose dell’India. Tutti gli uomini sono soggetti a continue morti e rinascite, samsara, questo ciclo è condizionato dall’agire umano, karma.
Per liberarsi da questo ciclo doloroso e giungere a Dio, Nanak indicava un percorso che è assolutamente originale. Esso, infatti, scaturisce dalla ricca interiorità e dalla chiara visione del Maestro, che è un mistico dotato di straordinarie intuizioni pratiche.
Il sentiero verso il divino tracciato da Guru Nanak si basa sull’interiorità individuale e da alcuni principi dottrinali, quali:
- Tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio.
- La partecipazione sincera del devoto al Divino, sotto la guida del Guru.
- Bisogna distruggere le tendenze umane negative e sviluppare valori etici.
- La devozione per Dio deve essere intensa, sostenuta dalla preghiera, dal canto devozionale e dalla ripetizione consapevole del Nome di Dio, i cui nomi principali sono l’Eterno e Colui che è Senza Forma.
- la guida del Guru è fondamentale, in lui è presente lo spirito divino che sostiene e rende vivo il cammino di ogni devoto.
Per divulgare la sua fede, Nanak viaggiò attraverso l’India del nord e l’Asia, in ogni luogo andasse, i seguaci davano vita a una nuova Comunità. Essi furono chiamati Sikh, discepolo.
I Guru
Nanak, prima di morire, indicò quale suo successore il discepolo Bhai Lehna, con il nome di Angad; il secondo Guru della Comunità Sikh.
Ad Angad successero altri otto Guru, mediatori fra Dio e gli uomini. I Guru della tradizione Sikh furono, in tutto, dieci. Questi hanno fornito ai fedeli sikh un esempio di vita spirituale, pur partecipando in modo attivo alla vita sociale e hanno contribuito alla formazione della comunità sikh nel mondo. In particolare, il secondo guru, Angad istituzionalizzò la cucina comunitaria per dare cibo ai poveri e più bisognosi. Il terzo guru, Amar Das, la rese aperta a tutti, a prescindere dalla religione o casta. Il quarto, Ram Das, diresse la costruzione del Tempio d’Oro, l’Harmandir Sahib, intorno al quale è nata la città santa di Amritsar. Con il nono guru, Tegh Bahadur, il sikhismo ha iniziato a diffondersi oltre il Punjab, e il decimo e ultimo guru, Govind Singh, introdusse l’amrit, il battesimo sikh. Egli non ha designato un successore, ma ha decretato, dopo la sua morte, la conclusione della successione dei Guru personali; da quel momento in poi, il Guru sarebbe stato misticamente presente nella Sacra Scrittura, il Guru Granth Sahib.
Le scritture
Le sacre scritture sikh sono raccolte nel Guru Granth Sahib, redatto e curato nel 1604. Questo testo, considerato l’ultimo dei guru, contiene i pensieri, gli inni, gli scritti, in prosa e poesia, dei Gurū della Comunità, ma anche componimenti di mistici induisti e musulmani.
Il Guru Granth Sahib stabilisce il principio fondamentale espresso da guru Nanak: “tutte le fedi devono essere rispettate per la loro nobiltà d’intenti”. Dagli insegnamenti del Guru Granth Sahib deriva il codice di condotta sikh, conosciuto anche come Sikh Rehat Maryada, regole pensate per tutti i sikh del mondo, per mantenere un’uniformità di tutta la comunità nella pratica religiosa.
I Principi
Tre sono i principi fondamentali:
1) ricordare il Creatore in ogni momento;
2) guadagnare lavorando onestamente;
3) condividere il guadagno.
Ogni sikh deve alzarsi prima dell’alba e, dopo aver fatto un bagno, meditare sul nome di Dio. Deve recitare, quotidianamente, sette preghiere: cinque al mattino, una alla sera e una di notte, prima di dormire. Le sette preghiere sono dette Nitnem, che significa la routine di tutti i giorni.
I Sikh seguono anche norme alimentari particolari: sono vietati tutti i tipi di carne e pesce e i loro derivati, uova, alcolici e tabacco.
Il langar, la cucina comunitaria che si trova all’interno dei templi è aperta a tutti e sedersi per terra è segno di uguaglianza. Solitamente prima si divide un dolce sacro, fatto di semolino dolce, chiamato karah prashad, che viene benedetto alla fine della funzione, poi viene servito un pasto, solitamente a base di cereali e verdure.
Ognuno deve portare cinque simboli distintivi, conosciuti come i cinque K, perché la prima lettera di ogni simbolo incomincia con la lettera “K”, e sono:
- kesh (cioè i capelli lunghi non tagliati, spesso raccolti in un turbante)
- kangha (un pettine)
- kara (un braccialetto di ferro)
- kachera (un particolare tipo di biancheria)
- kirpan (un pugnale, simbolo di giustizia)
La donna rappresenta una figura fondamentale nella comunità sikh, fortemente rispettata per il suo ruolo nella famiglia e nella società. Può partecipare, praticare e officiare servizi religiosi. Questi ultimi sono quasi sempre introdotti dal canto di inni, con l’accompagnamento di strumenti musicali e, in particolari occasioni, anche da letture di poesie e composizioni che ricordano la storia dei sikh.
Feste
I sikh festeggiano i giorni in cui i dieci guru sono nati, i momenti in cui sono stati riconosciuti come maestri e gli anniversari della loro morte. Celebrano il giorno in cui il nostro testo sacro è stato eletto a guida spirituale dei sikh, divenendo esso stesso guru. Un’altra festività è quella che ricorda la nascita della khalsa, la comunità dei sikh, che cade normalmente tra il 13 e il 14 aprile di ogni anno.
Una cerimonia molto importante è il battesimo, amrit, che è un dovere per ogni sikh. Da quel momento si prendono in carico i princìpi della fede e ci si impegna a rispettare il codice di comportamento. Non esiste un’età minima o massima per essere battezzati: ogni uomo o donna, di qualsiasi nazionalità, ha il diritto di ricevere il battesimo e di unirsi alla comunità sikh. Un altro momento importante per l’individuo e per la comunità è il matrimonio: essere sposati e condurre una vita famigliare è considerato un’ideale di vita per tutti. L’obiettivo delle cerimonie religiose è ricordare a ciascuno dei partecipanti la relazione con Dio: sono strumenti che favoriscono l’unione dell’anima con il Creatore.
Luoghi e simboli
Il luogo di culto sikh si chiama gurdwara. Nella stanza principale, che viene utilizzata per la preghiera e i servizi giornalieri, viene collocato il nostro testo sacro. Ciascun gurdwara ha la sua cucina comunitaria, il langar, per offrire cibo a credenti, pellegrini e visitatori.
Su ogni gurdwara viene posta una bandiera di colore giallo, con il disegno del khanda, un cerchio con al centro una spada a doppio taglio: il cerchio indica l’infinito, le due lame rappresentano l’equilibrio tra la dimensione spirituale e quella temporale della vita sikh. Il luogo di culto sikh più famoso al mondo si trova in India, nel Punjab, ed è chiamato Harmandir Sahib, il Tempio D’Oro. In questo, tutti possono accedere, indipendentemente dal proprio credo e dalla propria origine, ciò rappresenta il principio che la casa di Dio è aperta a tutti. L’entrata principale ha una sola via d’accesso, a simboleggiare l’esistenza di un solo Dio. Intorno al Tempio d’Oro sorge la città santa di Amritsar, centro culturale e spirituale dei sikh.
Ora passiamo al Kahoot!