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Altro che duro. Essere se stessi!

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Avete mai desiderato essere diversi da come siete, solo per sembrare più forti, più accettati, magari più “cool”? Magari con un giubbotto di pelle addosso, lo sguardo duro e l’aria di chi non si lascia toccare da nulla. Una specie di corazza scintillante, da indossare quando la vita si fa complicata, nei momenti in cui ti senti piccolo, incerto, fragile. “Volevo essere un duro!”, dice Lucio Corsi nella sua canzone, e quanti di noi non l’hanno pensato almeno una volta?

Dietro il desiderio di apparire invincibili, spesso, si nasconde la nostra parte più vulnerabile. È come se, per difenderci, ci costruissimo un personaggio: più sicuro, più deciso, più impermeabile alle critiche. Un eroe da copertina o, magari, un “cattivo” da film, pronto a schiacciare tutto ciò che ostacola il suo cammino. Ma è davvero questo ciò che vogliamo essere? O è solo un modo per non far vedere agli altri (e a noi stessi) le nostre insicurezze?

Il brano di Corsi gioca con immagini forti – motociclette, ribellione, miti da film – ma le smonta con ironia e dolcezza. Perché chi prova a sembrare invincibile, spesso è proprio chi si sente più esposto. E non è un caso se, in un mondo che ci chiede di primeggiare sempre, ci viene naturale indossare una maschera di perfezione: per non deludere, per non essere giudicati, per non sembrare “deboli”. Ma quella maschera pesa. E alla lunga ci allontana da ciò che siamo davvero.

Il fascino del duro

Chi non ha mai pensato, almeno una volta, vorrei essere un duro in quei momenti in cui la vita sembra metterti alla prova? Quando ti senti insicuro, fragile, quando non sai bene che strada prendere o hai paura di sbagliare. A volte vorremmo essere diversi da come siamo: più sicuri, più decisi, più forti. Vorremmo avere la battuta pronta, non lasciarci ferire da quello che gli altri pensano o dicono, affrontare tutto con coraggio… come fanno certi personaggi dei film o delle serie che sembrano imbattibili.

In fondo, c’è qualcosa che ci affascina nella figura del “duro”: quello che non si fa toccare da niente, che non ha paura di nulla, che va sempre dritto per la sua strada senza farsi problemi. A volte vorremmo essere così anche noi. Lucio Corsi, nella sua canzone “Volevo essere un duro”, racconta proprio questo desiderio: quello di sembrare forti, quasi invincibili. Ma dietro a quella voglia di apparire più “cool”, spesso si nasconde qualcosa di più vero: la paura di non essere capiti, di non essere all’altezza, di non andare bene così come siamo.

La forza di essere fragili

Viviamo in un mondo in cui sembra che dobbiamo sempre essere al top: perfetti, sicuri, forti. Niente debolezze, niente errori. Sui social si mostrano solo i momenti migliori, i successi, i sorrisi. Ma la verità è che tutti, prima o poi, ci sentiamo fragili. Tutti abbiamo delle insicurezze, dei momenti in cui ci sentiamo persi. Solo che spesso non lo diciamo, per paura di sembrare “deboli”.

E così, indossiamo delle maschere. Facciamo finta di essere forti, anche quando dentro ci sentiamo piccoli. Cerchiamo di nascondere le nostre paure, quando invece proprio quelle ci potrebbero aiutare a crescere. Perché non è vero che essere fragili è un difetto. A volte, proprio da lì nasce qualcosa di importante: la voglia di capire, di migliorarsi, di stare meglio con se stessi e con gli altri.

Accettare le nostre paure, i nostri limiti, non vuol dire arrendersi. Vuol dire iniziare a conoscerci davvero. Vuol dire costruire una forza diversa: una forza che non ha bisogno di fare la voce grossa, che non umilia gli altri, ma che parte dalla sincerità e dal rispetto per se stessi.

Essere “duri”, forse, è solo una maschera. Essere veri, invece, è una scelta coraggiosa. E questa sì, che è una forza autentica.

“Chi voglio essere davvero?” – Laboratorio creativo sull’identità

Vogliamo riflettere sull’identità personale e sociale, sull’autenticità e sull’immagine che mostriamo agli altri, partendo dal brano di Lucio Corsi.

Abbiamo ascoltato “Volevo essere un duro”. Chiediamo ai ragazzi di segnarsi (anche solo mentalmente) parole o frasi che li colpiscono. Dopo l’ascolto, avvieremo un breve giro di domande:

  • Quali immagini vi sono rimaste in mente?
  • Che idea vi siete fatti del “duro” di cui parla Lucio Corsi?

Distribuiamo un foglio A4 bianco, piegato a metà in verticale. Sul lato sinistro i ragazzi scriveranno “Come mi vedono gli altri (o come cerco di apparire)” e su quello destro scriveranno: “Come mi sento davvero / Chi sono dentro”.
Possono scrivere parole, fare disegni, usare colori, simboli, frasi. In seguito, chi vuole, può condividere il proprio ritratto con la classe o in piccoli gruppi.

Al termine apriremo un dialogo, con domande come:

  • Perché a volte cerchiamo di apparire diversi da come siamo?
  • Vi è mai capitato di nascondere una parte di voi per paura del giudizio?
  • Secondo voi, si può essere “forti” anche mostrando le proprie fragilità?

Possiamo mostrare un breve video di alcuni personaggi pubblici che hanno mostrato il proprio lato umano, riuscendo a trovare la forza di riconoscere le proprie fragilità e di smettere di nascondersi dietro una maschera.

Infine, invitiamo gli studenti a scrivere un “motto personale”, una frase che rappresenti chi vuole essere davvero (non chi deve sembrare).
Esempi:

  • “Sono gentile, e va bene così”
  • “La mia forza è la fantasia”
  • “Non ho bisogno di essere un duro per valere”

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