| 

Coding e discipline umanistiche

Spread the love

Quello che segue è il secondo #ContributideiLettori, realizzato dal Prof. Marcello Giuliano e già pubblicato sulla Rivista di Didattica Bricks sul Coding e discipline umanistiche.

Elemento centrale è un progetto di genere umanistico, pensato ed attuato in dimensione interdisciplinare coinvolgendo Religione, Lingua italiana, Storia, Musica e Canto, tenendo conto delle sequenze logiche, richieste anche dal linguaggio computazionale, ma qui in un contesto ideale e valoriale tradizionalmente estraneo ad esso. L’autore, dopo un excursus sulle trasformazioni ideali e didattiche della scuola elementare-primaria, evidenzia la diversità di approcci e di risultati possibili non tanto nelle dimensioni pratico esecutive delle due prospettive, ma in quelle ideali e culturali.

Il presente contributo, allegato nella forma integrale, offre, nella prima parte, un progetto di genere umanistico pensato ed attuato in dimensione interdisciplinare, tenendo conto delle sequenze logiche, ma in un contesto ideale e valoriale estraneo al pensiero computazionale, che, pure, si sostanzia di sequenze e di logica. Il coding è un utile strumento per favorire lo sviluppo del pensiero computazionale. Nella seconda parte si cercherà di mostrare l’incompatibilità non tanto pratico-esecutiva delle due prospettive, ma ideale, culturale.

Stralci interni all’allegato

“L’applicazione dei computer a ogni campo di studi ha cambiato il modo di lavorare oggi. Mentre la mente umana è di gran lunga il più potente strumento di risoluzione dei problemi che abbiamo, la capacità di estendere il potere del pensiero umano con i computer ed altri dispositivi digitali è diventata una parte essenziale della nostra vita quotidiana e lavorativa”. (David Barr, pedagogista).

E allora che fare. Estraniarci dal contesto? Non sembra possibile. Non solo occorrono le macchine e la conoscenza dei loro processi, per pagare le tasse o acquistare un libro, ma perfino per mangiare. Usare di queste tecniche come semplici strumenti, ovvero, come evoluzione avanzata delle vecchie macchine per scrivere o dei vecchi telefoni e radio, in modo apparentemente e solamente strumentale? Non sarà sufficiente. L’unica cosa possibile, stando così le cose, è contrastare il più possibile, benché potrà esserlo solo limitatamente, lo stile di pensiero di vita del pensiero e della pratica computazionale.

Prospettive

Conoscerla per vincerla? No. Conoscerla per smascherarne le vere finalità. Al momento questo è
l’obiettivo massimo raggiungibile. Capire che le macchine sono senza anima e non possono mai
sostituire la persona, in barba ad Alexa.
Mentre c’è chi intende troncare con ciò che significa passato (superamento definitivo della separazione tra cultura e professionalità), noi dobbiamo scoprire la vitalità di ciò che ci precede, ma che non si connota come passato, finito. Entrare in dialogo vivo con le pagine dell’antichità, che rivivono in noi.
Promuovere anche il valore della trasmissione del sapere, così demonizzata perché portatrice di virus virtuosi, non indulgendo acriticamente alla volutamente povera ideologia del sapere dal basso, al brainstorming (tempesta di cervelli … svuotati). Trasmissione del sapere che non va intesa come modello educativo e sociale novecentesco, o precedente, centrato sulla mera ripetizione di indiscusse tesi, bensì come offerta ed acquisizione critica, consapevole, di nozioni (cose note) dalle quali muovere per nuove acquisizioni, ove il rapporto anche frontale, in un clima di ascolto motivato e motivante, possa muovere a nuove conquiste del pensiero.

Articoli simili

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *