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Ragione e fede: un dialogo possibile?

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Scienza e Fede si escludono? Chi ha ragione? La scienza o la fede? Tra fede e ragione il dialogo è possibile?

In realtà si tratta di una domanda “inutile” perché esclude la possibilità di una risposta completa: non possono forse completarsi a vicenda?

Da sempre l’uomo è affascinato da ciò che lo circonda e desidera conoscere i fenomeni che accadono intorno a lui. Ogni scoperta scientifica è stata una novità capace di portare vantaggi per l’umanità.

Nella storia, però, tra fede e scienza non c’è stata sempre amicizia, anzi nel passato l’una era nemica dell’altra dal momento che per la scienza, la fede era qualcosa di irrazionale e primitivo e per la fede, la scienza allontanava da Dio e riduceva l’uomo a leggi fisiche.

Oggi si tenta di superare queste incomprensioni.

L’uso della ragione libera l’uomo da forme estreme di irrazionalismo e spontaneismo per cui l’esperienza religiosa stessa ne viene arricchita perché aiuta a superare forme di magia e superstizione e, di conseguenza, la risposta di fede dell’uomo viene rinforzata dalla sua ricerca intelligente.

La ricerca religiosa desidera comprendere ciò che lo circonda, ma non per conoscere come avvengono i fenomeni quanto per indagare il perché questi avvengono e dunque il loro senso, la ragione ultima dell’esistenza.

Scienza e fede hanno quindi ambiti di azione diversi e un metodo diverso di ricerca. Tra loro non c’è contrapposizione perché hanno oggetti e metodi diversi per raggiungere la verità.

La verità religiosa va oltre la spiegazione dei fenomeni, ma ricerca il senso dell’esistenza facendo riferimento alla relazione dell’uomo con Dio, alla Rivelazione.

L’uomo da sempre si chiede qual è la sua origine e il suo fine. Per rispondere a questi interrogativi fede e scienza devono adottare un atteggiamento di dialogo.

Per quanto la scienza possa progredire e migliorare la qualità della vita, non potrà togliere alla condizione umana i suoi limiti creaturali, né rispondere all’esigenza di salvezza dell’uomo.

Il caso Galileo

Partiamo da un video per spiegare la figura di Galileo Galilei

Il caso Galileo Galilei rappresenta un evento importante nella storia riguardo alla necessità di autonomia di scienza e fede.

La prima, nello studio della natura che le è proprio, procede in base all’esperienza e all’argomentazione razionale.

La fede, invece, come ebbe a dire Galilei, si basa sull’autorità della Scrittura e si interessa delle cose che ci conducono al cielo e non delle sue leggi. La Scrittura non ha come intento di darci insegnamenti sulla natura fisico-naturale del mondo, quanto piuttosto di farci conoscere le verità sulla salvezza che sono oggetto di fede. Pertanto la Scrittura e il suo linguaggio figurato, non devono essere interpretate letteralmente.

Scienza e fede hanno campi d’indagine diversi che non entrano in contrasto tra loro se l’una e l’altra non escono dalle loro competenze.

Galileo, matematico e astronomo credente, con l’utilizzo del cannocchiale scoprì che le stelle di Giove non erano fisse, ma mutavano posizione da una notte all’altra. Il sistema tolemaico, che vedeva la terra al centro con il sole e i pianeti che roteavano intorno ad essa, era stato fatto propria dalla Chiesa che lo vedeva conforme ad alcuni passi della Scrittura, ma esso cominciava a presentare importanti crepe e la sua messa in discussione avrebbe creato problemi alla Chiesa nell’interpretazione delle Scritture.

Il Sant’Uffizio condannò Galileo che riteneva che la terra e i pianeti roteavano attorno al sole e lui abiurò (rinnegò) nel 1633.

Nel 1992, Giovanni Paolo II ammise l’errore d’interpretazione delle Scritture fatto dalla Chiesa del tempo e riconobbe Galileo grande uomo di fede e grande scienziato.

Nel 1998 Giovanni Paolo II scrisse l’enciclica “Fides et ratio” sui rapporti tra fede e ragione che inizia affermando che fede e ragione sono come due ali con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità.

Il desiderio di verità appartiene alla natura dell’uomo che attraverso la ragione, si interroga sul perché della vita, del mondo e delle cose.

Tuttavia la ragione non può far da sola, ha bisogno della fede, il cui aiuto serve a portare più a fondo la ricerca della verità, permettendo alla ragione umana d’indagare con maggior acutezza le realtà dell’universo.

Non c’è dunque motivo di competizione tra fede e ragione, ognuna ha un suo ambito di realizzazione. La ragione, grande dono di Dio, non è completa se non è illuminata dalla fede, da Dio. La fede completa e perfeziona la ragione. Anche la fede ha la sua ragionevolezza perché anch’essa è esercizio del pensiero. Pertanto per raggiungere la Verità, fede e ragione devono camminare insieme e un rispettoso dialogo tra fede e scienza può contribuire al cammino della ricerca.

L’origine del mondo

Potremmo mostrare ai ragazzi della secondaria di secondo grado questo video di Don Alberto Ravagnani

Oppure mostrare questo altro video di don Gianmario Pagano, autore del blog Bella, prof!

La riflessione biblica sulle origini del mondo si pone la domanda sul chi e sul perché della creazione. Essa non ha pretese scientifiche, ma pone l’accento sull’iniziativa di un Dio creatore, che fa tutte le cose.

La Creazione è un atto libero e potente di Dio.

Per la Bibbia non è importante offrire una teoria scientifica sulla creazione, quanto piuttosto affermare che Dio è l’origine di tutto, la causa prima.

La Scienza, attraverso ipotesi, cerca di spiegare le origini del mondo. L’ipotesi più seguita è quella del Big bang formulata dal prete belga Lemaître:

  • 16 miliardi di anni fa dall’esplosione di gas incandescenti ebbe inizio il mondo. Questi gas si sparsero nello spazio e si formarono le galassie, il sole, le stelle e i pianeti.
  • 5 miliardi di anni fa ebbe inizio il raffreddamento della terra.
  • 3 miliardi di anni fa iniziò la vita unicellulare, poi nelle acque ebbe origine la vita animale.

Il caso Darwin

Presentiamo la figura di Charles Darwin con questo breve filmato

Dopo la pubblicazione dell’opera di Darwin, l’atteggiamento più comune nei teologi era stato di netta opposizione. Nonostante ciò, non mancarono teologi e scrittori cattolici che dimostrarono una certa simpatia alle teorie evoluzioniste. C’era sostanzialmente un clima di diffidenza che accompagnava quei tentativi di conciliazione tra evoluzione e fede nella creazione.

La Chiesa non mantenne una linea di condotta univoca, infatti non pronunciò mai una condanna esplicita sull’evoluzionismo, ma si limitò a negare che la stessa fosse una vera e propria teoria scientifica; tale atteggiamento nasceva dalla necessità di evitare un nuovo caso Galilei.

I teologi, rispetto alle teorie di Darwin, scelsero la via più semplice: affermare che le nuove teorie non erano realmente scientifiche, i manuali di teologia sostennero tesi contrarie all’ipotesi evoluzionista, affermando che Dio aveva formato direttamente il corpo di Adamo senza intermediazione. Relativamente alla creazione della donna, al contrario, unanimemente i teologi la attribuivano a Dio secondo il racconto di Gen. 2.

Il problema dell’evoluzionismo non fu centrale nelle polemiche antimoderniste, questo rappresentò per la Chiesa cattolica un tentativo di trovare il modo giusto di far dialogare le istanze derivanti dalla cultura moderna con la dottrina della fede.

Conclusioni

La ricerca scientifica ha fatto grandi progressi in vari settori migliorando la qualità della vita dell’uomo, ma ha la responsabilità di operare sempre per il bene e la dignità delle persone, ponendosi, quindi, la domanda se debbano esserci limiti a cui attenersi. Es. Bioetica in ambito della manipolazione genetica e clonazione interpellano la coscienza dell’uomo.

La fede chiede alla scienza dove sta andando perché esiste un confine che non può oltrepassare ed è l’uomo, la sua dignità, la sua vita, il suo bene.

Scienza e fede colgono, ognuna a modo suo, un aspetto della stessa verità.

Chi vuole può far realizzare lo schema di seguito.

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Oppure possiamo far giocare i ragazzi al Kahoot!

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