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Il contesto socio-politico-religioso al tempo di Gesù

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Dopo la lezione della settimana scorsa, diventa fondamentale conoscere il contesto socio-politico-religioso al tempo di Gesù.

Questo argomento lo affrontiamo mostrando una puntata di Ulisse presente su Raiplay (qui nella versione integrale).

Quella che proponiamo qui è la versione accorciata a 48 minuti, una lunghezza che riteniamo giusta per una sola lezione in classe.

Per conoscere Gesù

Per comprendere meglio la figura di Gesù e i continui riferimenti all’attualità dell’epoca presenti nei racconti evangelici, diventa fondamentale conoscere la situazione socio-politico-religiosa della Palestina del periodo neotestamentario.
Al momento della nascita di Gesù, come visto, è probabilmente avvenuta tra il 7-6 a.C., quando la Palestina era occupata dai romani sotto l’imperatore Augusto.
Gesù visse in Palestina, una piccola fascia di terra di circa 20 mila Km quadrati, con 240 chilometri di lunghezza e 85 km di larghezza massima. La popolazione, al tempo, si aggirava attorno al mezzo milione di abitanti.

Il paesaggio è diviso una catena di montagne, che influenzano il suo clima: la zona costiera, a ovest, è più fredda e piovosa, mentre la parte ad est delle montagne ha un clima caldo e più arido. Al tempo di Gesù era suddivisa in tre regioni: Galilea, Samaria e Giudea.

La Galilea

La Galilea, al nord, è una regione fertile e ricca. Insieme alla Samaria faceva parte del Regno d’Israele separatosi, dopo la morte di Re Salomone, nel 931 a.C., e che venne distrutta nel 730 a.C. con l’occupazione degli assiri che deportò parte della sua popolazione che venne sostituita da stranieri: cominciò, così, quell’intreccio razziale che fu all’origine del disprezzo e della diffidenza con cui erano guardati i samaritani dai giudei; infatti gli ebrei della Galilea aderirono al giudaismo separandosi così dai samaritani e unendosi ai giudei sotto l’autorità del Sommo Sacerdote del tempio di Gerusalemme.

La Samaria

La Samaria si trova al centro della Palestina. I samaritani vissero in costante conflitto con gli ebrei del sud. Dopo la caduta di Gerusalemme (587) Samaria e Giudea vennero riunite in una unica provincia alle dipendenze dei Babilonesi con capitale Samaria. Con l’editto di Ciro, gli Ebrei del sud cominciarono a ritornare e a ricostruire il Tempio di Gerusalemme, i Samaritani si opposero per non perdere il prestigio e i benefici che la capitale portava. Così i rapporti andarono sempre più deteriorandosi. Intorno al 400 a.C. alla Giudea fu riconosciuta l’autonomia dalla Samaria e fu inevitabile anche lo scisma religioso, che portò alla costruzione del tempio di Garizim e alla fissazione del Pentateuco come unica scrittura rivelata.

Al tempo di Gesù c’era una ferma repulsione tra Giudei e Samaritani, nonostante la comune fede nell’unico Dio, Yahweh, e in Mosè.

La Giudea

La Giudea era la regione a sud, quella zona montagnosa e arida che divenne la regione più importante, in grado di garantire la continuità e la sopravvivenza del popolo ebreo: la famiglia reale davidica, la capitale Gerusalemme ed il Tempio aggregavano e identificano gli ebrei fino alla conquista dei babilonesi. Con la successiva riorganizzazione nacque il giudaismo che se salvò il popolo dall’annientamento culturale e religioso, ma lo chiuso nel vicolo cieco del legalismo.

Il dominio romano

La Giudea al tempo di Gesù aveva un proprio governatore, dal 26 d.C. al 36 d.C. fu Ponzio Pilato. Il titolo usato era quello di procuratore, si occupavano degli affari economici ed esercitavano il potere militare e giudiziario. Il procuratore risiedeva a Cesarea marittima, ma durante le feste ebraiche si recava a Gerusalemme ed alloggiava nella Torre Antonia. I romani rispettavano l’autonomia interna delle colonie, di conseguenze le questioni interne giudaiche venivano lasciate al controllo del Sommo sacerdote.
Al procuratore dovevano fare riferimento i re giudei che detenevano il potere e che, per conservarlo, dovevano eseguire scrupolosamente le direttive di Roma. Quando nacque Gesù questo potere era nelle mani di un uomo solo, Erode il grande. Alla sua morte il regno fu diviso tra i suoi tre figli: Erode Antipa, Archelao ed Erode Filippo.

La trasformazione della Giudea in provincia romana, consacrò la formale sottomissione all’imperatore. Questa sanciva il passaggio del possesso della terra nelle mani dell’Impero romano, che rappresentava un’usurpazione violenta e una profanazione religiosa contraria alla volontà di Dio. Per gli ebrei la terra era un bene inalienabile, perché ricevuta da Yahweh per poter vivere pertanto era terra santa.

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