Il monachesimo orientale e occidentale

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Questo argomento verrà svolto in due lezioni. Presenteremo il monachesimo e giocheremo al Kahoot. Nel secondo incontro mostreremo un filmato per far conoscere i luoghi di San Benedetto.

Terminate le persecuzioni, il monachesimo diviene la risposta al pericolo di un allontanamento dal Vangelo.

Intorno al III secolo d.C. in Oriente personaggi quali Antonio abate, Basilio, Gregorio di Nazianzo, Gregorio di Nissa decidono di tornare a vivere i valori essenziali del cristianesimo fuggendo dalla mondanità e vivendo nel deserto in solitudine, povertà, preghiera e contemplazione, seguendo l’esempio di Cristo tentano di raggiungere la perfezione cristiana. 

In Egitto e in Siria prevale uno stile di vita eremitico: totale solitudine, estrema povertà.

Il monaco Pacomio, nel IV sec., creerà la prima comunità monastica cenobitica in Egitto, così i monaci iniziano a vivere insieme con regole comuni e professando i voti di povertà, obbedienza e castità.

Nascono i monasteri: organizzazioni in cui tutto è finalizzato alla santificazione. Le rigide regole di vita guidano il monaco nella ricerca di Dio e nell’imitazione di Cristo.

In Occidente si affermerà per opera di S. Benedetto da Norcia (480-547).

Nel IV secolo il monachesimo si diffuse in Europa. 

Nel VI secolo visse san Benedetto da Norcia. Lui nasce verso il 480 a Norcia e muore nel 547 a Montecassino.

Verso i quindici anni: si ritira in un grotta inaccessibile chiamata Sacro Speco a Subiaco. 

Ben presto la fama di Benedetto si sparse per la valle; alcuni monaci lo vollero come superiore, ma scontenti poi per la sua severità, decisero di ucciderlo. Benedetto, senza vendicarsi, abbandonò quei monaci indegni e ritornò alla sua grotta e fondò, sempre a Subiaco, dodici monasteri, di uno dei quali divenne egli stesso capo, abate (da Abbà, padre). Questi monasteri, ricchi di affreschi, sono ancora oggi visitati da migliaia di turisti.

Nel 528, Benedetto fondò a Montecassino un monastero divenuto poi celebre (oggi ricostruito dopo essere stato distrutto durante l’ultima guerra mondiale). Per fare questo Benedetto dovette distruggere tutti gli idoli e convertire alla religione cristiana la popolazione che era ancora pagana.

Benedetto fu il fondatore dell’ordine benedettino. Scrisse per i suoi monaci la Regola, che prescrive povertà, obbedienza e un fortissimo impegno di preghiera e di lavoro, secondo il motto Ora et labora (“Prega e lavora”).

La Regola, composta a Montecassino, tiene conto dei bisogni di chi è giovane o è malato, di chi è più fragile psicologicamente e del variare del clima. Per questo fu adottata in tutta l’Europa medievale. Oltre alla povertà e all’obbedienza, la Regola chiedeva ai monaci di unire il lavoro alla preghiera. Il lavoro non era solo quello manuale dei campi, ma alcuni monaci si occupavano delle stalle, altri della falegnameria, della cucina o delle riparazioni. C’erano anche gli erboristi che preparavano medicine nella farmacia, di cui ogni monastero era dotato. Erano previsti altri tipi di lavoro, tra i quali quello dello scriptorium, cioè del laboratorio dove si copiavano e si illustravano i libri, interamente prodotti a mano, c’erano anche abili miniatori, cioè autori di illustrazioni a base di minio (un colore rosso) per decorare i codici di pergamena.

Secondo la Regola, a capo del monastero c’è l’abate (dal greco abbà, padre), per questo i monasteri benedettini vengono detti anche abbazie.

 Ogni monastero era dotato di una foresteria, ovvero di camere per ospitare pellegrini e viandanti e di una infermeria, un luogo in cui ci si prendeva cura dei malati.

La preghiera occupava quattro ore al giorno, la lettura dalle due alle quattro ore e il lavoro dalle cinque alle otto. In inverno si mangiava una volta sola, in estate due: i monaci più anziani e i malati potevano mangiare carne, per gli altri questo alimento era sostituito da legumi, uova e latticini; il vino era consentito solo in una quantità limitata. I monaci mangiavano in silenzio ascoltando un altro monaco che leggeva i brani della Bibbia o delle vite dei santi. Se dovevano comunicare tra loro, ricorrevano ad un alfabeto fatto con le mani. Anche nel resto della giornata, San Benedetto raccomandava di non parlare, perché parole e discorsi inutili possono allontanare da Dio, in più ordinò ai monaci di non considerare nulla come cosa propria.


L’abbigliamento dei monaci era molto semplice, indossavano una tunica con una sopravveste con cappuccio.

Inseriamo uno schema per rendere più fruibile l’argomento.

Al termine della spiegazione i ragazzi possono giocare al Kahoot!

Nella lezione successiva mostreremo il filmato sui luoghi e sull’opera di San Benedetto.

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