La paura, il tempo, l’amore
Abbiamo concluso la precedente lezione spiegando che, nel suo viaggio, ogni uomo fa esperienza di tre elementi: paura, tempo, amore.
Iniziamo introducendo il primo argomento della lezione, facendo ascoltare la canzone “Paura mai” di Ultimo.
“Paura mai” – Ultimo Testo :
Nel testo del brano emerge l’evoluzione del rapporto del singolo con la paura: identificarla, dargli un nome, affrontarla, vincerla per poter dire, citando il testo, “eppure sai non ho paura, paura mai”.
Si può domandare ai ragazzi quali sono le loro paure, da quelle più piccole a quelle più grandi, e chiedere loro di tentare di enunciare una possibile sua definizione, per introdurre e guidare gli studenti nella riflessione sull’argomento centrale della lezione.
Perché si ha paura? Si teme tutto quello che non si conosce, tutto quello che è oscuro nella nostra vita.
Potremmo creare un collegamento con Dante laddove, nel I Canto della Divina Commedia, dice di ritrovarsi turbato in una “selva oscura”. La selva oscura potrebbe essere assimilato il periodo dell’adolescenza dal quale, però, bisogna uscire in pienezza; infatti adolescenza deriva dal latino adolescere, che significa “tendere verso”. Quale deve essere la meta, verso dove bisogna tendere? La risposta ce la fornisce il participio passato in latino del termine adolescenza, che è adultum che significa pienezza.
Questo sentimento genera inferno, smarrimento, buio “la diritta via era smarrita”(canto I, Inferno, Divina Commedia).
Molte volte dalla paura si fugge perché si ha il timore di diventare “imprenditori di paure”.
Ma come si può vincere la paura? Bisogna affrontarla, identificarla, chiamarla per nome. Solo così ciò che non si conosce diventa noto, risulta conosciuto, di mia conoscenza.
Non bisogna fuggire, è indispensabile rimanere. Bisogna vivere la ribellione interiore, ci si ribella alla paura, si diventa ribelle. Quest’ultimo termine deriva da ribellum che significa “colui che fa la guerra”. Di quale guerra si tratterebbe? Di certo, di quella per trovare il coraggio di affrontare i propri timori.
L’adolescente è chiamato ad aprirsi alla paura. Ma di cosa ha bisogno? Ha bisogno del CORAGGIO.
Questa emozione, comunque, non deve essere vista come qualcosa di negativo, perché molte volte gli adolescenti hanno davanti a loro l’immagine di supereroi che non hanno alcun tipo di limite e timore, ma la paura non è sintomo di debolezza, ma sicuramente è segnale di vita vera che vuol dire che sta vivendo il tempo e nel tempo.
Attività
Al termine di questa lezione si può chiedere ai ragazzi di scrivere una lettera aperta alla propria paura in modo tale da identificarla.
Il tempo
L’altro tema della lezione, il secondo elemento è il tempo.
Spiegheremo agli studenti che la paura, collegandoci al primo elemento, ci fa sentire vivi. Ci fa percepire il momento che stiamo vivendo, quindi ci fa prendere consapevolezza del TEMPO.
Possiamo anche riprendere il concetto di tempo e le riflessioni sul tempo già sviluppati qui su DidabLoG.
Dopo questa introduzione, possiamo condurre – mediante una conversazione guidata – una riflessione partendo dal concetto di eternità restituito nel tempo dalle religioni. In questo contesto il tempo presenta:
- una fine, quella del mondo
- un fine, uno scopo che si compie ora nella vita.
Molte volte sentiamo i ragazzi lamentarsi di non avere tempo a causa delle tante attività che svolgono, ciò succede perché loro sono portati a cogliere la quantità e non la qualità degli impegni al punto di viverli in maniera frenetica.
I ragazzi hanno bisogno di un tempo che potremmo definire liberato dove il problema non è “non avere tempo”, ma “non avere tempo per se stessi”.
Dovremmo condurre gli studenti a giungere alla soluzione sul tempo, ovvero a quell’armonizzazione del tempo che li aiuti a saper gestire il tempo. Ogni ragazzo deve imparare a cogliere le priorità, questo è sintomo di maturità (ricordiamo che l’adolescente è colui che tende verso la pienezza, ovvero all’essere adulto).
Il “tempo per me stesso” dovrebbe aprire gli studenti a guardare verso il futuro che per loro risulta essere incerto, ma al tempo stesso, dovrebbe permettere di fissare la consapevolezza del presente per cogliere nel tempo che scorre (il Kronos) quell’elemento di grazia (il Kairos) che permette di aprirsi al futuro.
Nella riflessione potremmo fare un accenno al Nichilismo (mancanza di qualsiasi verità oggettiva) che minaccia il tempo che è il motore del Relativismo (mancanza di una verità oggettiva a cui fare riferimento). Il nichilismo diventa lo stagno in cui gli studenti orientano e vivono il proprio tempo.
Attività
Alla fine della riflessione sul tempo si può chiedere ai ragazzi un compito di realtà:
“Scrivere una lettera a me da bambino/a”. In questo modo, si prova a far luce sul passato per cogliere gli eventi vissuti e comprendere il valore del tempo già vissuto per cambiare rotta.
L’amore
Ecco il terzo ed ultimo elemento: l’amore:
La paura mi fa vivere il tempo che non mi sottrae all’amore.
Ecco il percorso e il collegamento dei 3 elementi.
Si potrebbe rompere il ghiaccio attraverso un brainstorming sulla parola amore.
Ovvero si può chiedere ai ragazzi di scrivere su un foglietto, in forma anonima, il loro concetto d’amore, aprirlo e leggerlo solo alla fine della lezione sull’amore per conoscere, alla luce di quanto detto, il loro pensiero sull’amore.
Si può iniziare la riflessione prendendo spunto da questa lezione.
Dopo aver presentato l’amore nelle sue 3 forme: Eros, Agape, Philia, così come presentati nell’articolo presente nel link, possiamo continuare la riflessione sull’amore prendendo come riferimento il libro del “Cantico dei Cantici”.
Questo libro, attribuito al Re Salomone – che in ebraico significa “il pacifico”, non a caso nell’amore l’elemento fondante è la pace tra i due amanti – ci presenta la storia d’amore tra due ragazzi. È rappresentato l’amore adolescente, con tutti i suoi elementi: ricerca, passione, desiderio, allontanamento, momento di pausa, ritrovamento ed esplosione del sentimento. Quello adolescente tende verso l’amore adulto, non si tratta di due modi differenti di amare, ma rappresenta un percorso di consolidamento di un sentimento.
Il Cantico dei Cantici si divide in 3 momenti:
- l’incontro,
- l’allontanamento,
- il ritrovamento.
Nel primo momento, quando i due si incontrano, tutto nasce dal bacio che mette uno di fronte all’altro, un faccia a faccia. “Mi baci con i baci della sua bocca” Cantico dei Cantici 1,2
L’amore non è aprosopon, che significa senza volto. Il saper stare uno di fronte all’altro porta a riconoscere l’amato e a descriverlo.
Tutto parte dal bacio, ma la ragazza non desidera solo il bacio, ma vuole fare un’esperienza regale che tocchi tutti i cinque sensi: “M’introduca il re nelle sue stanze”.
Alla fine quanti ragazzi sognano la grande storia d’amore, quella storia che inizia sempre con “C’era una volta un re ed una regina…”
Una volta che sono uno di fronte all’altro i due si parlano: l’amore dev’essere parlato, si deve comunicare, altrimenti senza dialogo rimane un rapporto “animalesco”, ridotto alla sola soddisfazione del bisogno.
Questa prima parte ci mostra l’ars amandi che è un’arte difficile in quanto l’amore diventa il luogo dell’apprendistato. L’arte d’amare racchiude l’incontro, il desiderio, la parola.
L’esilio e il trionfo
Continuando la lettura del Cantico notiamo che nella seconda parte troviamo dei toni notturni e i due non sono più vicini ma lontano. Qui abbiamo la DISTANZA DELL’AMORE; infatti nell’amore c’è la possibilità dell’assenza, la zona notturna potrebbe risultare il momento di crisi tra due innamorati, c’è la nostalgia che ferisce, ma bisogna saper attendere. La nostalgia combatte l’abitudine/il meccanismo dello stare insieme.
La lontananza, la mancanza porta a cercarsi, infatti leggiamo che la ragazza afferma: “L’ho cercato, ma non l’ho trovato, l’ho chiamato, ma non m’ha risposto.”
La lontananza molte volte ci porta a compiere anche atti “folli” pur di ritrovare chi amiamo, ci fa alzare e ci fa mettere in viaggio per ritrovare l’amato, anche nella notte, tanto da essere considerati dei pazzi, fino a fare brutte figure: “Mi han trovato le guardie che perlustrano la città; mi han percosso, mi hanno ferito, mi han tolto il mantello le guardie delle mura. (la ragazza esce di notte a cercarlo e viene fermata dalle guardie che la considerano una prostituta e la picchiano)
C’è un ulteriore momento: il trionfo. Passata la notte, passato il momento di crisi i due innamorati si ritrovano. In questo momento capiscono che non possono stare l’uno lontano dall’altra. “Tu sei come colei che sorge come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come schiere a vessilli spiegati”.
L’amore ritrovato non si vuole più perderlo, l’amore diventa fuoco divorante, “le sue vampe son vampe di fuoco”. E diventa forte, cresce, matura tanto da prendere consapevolezza che l’amore adulto, al quale è chiamato l’amore adolescente, è più forte di qualsiasi cosa anche della morte.
“Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore”.
Attività
Alla fine di questa riflessione si può chiedere ai ragazzi di scrivere una lettera aperta all’amore che sognano.
Dalle 3 lettere aperte (alla paura, al tempo e all’amore) dovrebbe delinearsi l’immagine di loro stessi che pian piano li porta a rispondere alla grande domanda esistenziale “Chi sono?”
Questi tre elementi formano l’uomo e la domanda che deve emergere è: “Chi è l’uomo? Quell’uomo creato per ultimo e che segna l’apice della Creazione?”
Durante il prossimo anno scolastico inizieremo proprio formulando la risposta a questa domanda. Cercheremo di partire dalla domanda “Chi è l’uomo?” per giungere alla risposta, parafrasando la grande dichiarazione di Pilato, “Ecco l’uomo!”, l’uomo che è chiamato di diventare persona detentore della dignità umana.