Parvana e la resilienza

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Conclusa la visione del film “I racconti di Parvana”, per far comprendere pienamente la forza di volontà e il grado di resilienza sviluppato dalla protagonista, ci soffermiamo a spiegare brevemente lo scenario entro cui la giovane adolescente si muove e che comunque emerge dal film. 

Il contesto storico

Attraverso le favole, il papà racconta a Parvana la storia dell’Afghanistan, terra che molti avevano provato a conquistare.

Nel 1978 Muhammad Daud Khan fondò la prima repubblica di Afghanistan, ma colpi di stato e guerre civili si susseguirono fino al 1996 quando i talebani presero il potere. I talebani, un movimento che era nato per la difesa dell’Afghanistan, imposero un’estremizzazione della Shari’a (la legge islamica desunta dai testi sacri) e un regime teocratico in cui alle donne veniva severamente ridotta la libertà, come ad esempio non era loro consentito di uscire se non con un uomo della famiglia e indossando il burqa, inoltre non potevano studiare, non potevano indossare quello che volevano anche sotto il burqua, non potevano affacciarsi al balcone e molte altre restrizioni.

Le donne avevano un destino segnato: era loro consentito diventare madri e casalinghe in condizioni di violenze che restavano impunite – e anzi approvate – in caso di trasgressioni; nascoste dentro casa, dietro a vetri oscurati, per evitare che venissero punite per violazione della Shar’ia.

Fino al 1996 le donne studiavano, lavoravano ed esercitavano professioni, ma all’arrivo dei talebani non hanno avuto più alcuna libertà e hanno visto la loro dignità calpestata.

Sotto il burqua

Il film è tratto dal libro “Sotto il burqa” che riporta le testimonianze vere raccolte nei campi dei rifugiati in Pakistan.

La storia di Parvana non è in sé una storia reale, ma lei rappresenta un personaggio che ha le caratteristiche desunte dalle tante storie reali che l’autrice del libro ha ascoltato nei campi profughi.

A questo punto, per far spiegare meglio che il racconto nasce dalle testimonianze di vita reale, mostriamo la foto dell’allora dodicenne Sharbat Gula in confronto con il volto di Parvana. Lasciamo che ragazzi notino le somiglianze e le commentino.

resilienza parvana

Nel 1984 il fotoreporter Steve McCurry scattò, per National Geographic, questa foto all’interno del campo profughi di Nasir Bagh alla frontiera afgano-pakistana, durante l’invasione russa. Lo sguardo dell’orfana si rivelò allo stesso tempo magnetico e impenetrabile e l’espressione del volto divenne famosa al mondo intero.

Dal confronto tra loro deve emergere che gli occhi sono spaventati e allo stesso tempo arrabbiati, conoscono solo violenza, rabbia, guerra, ma da quegli occhi emerge forza, grinta, desiderio di riscatto e anche la fragilità dovuta all’età giovane.

Le parole di Parvana ci fanno capire la sofferenza vissuta in quel contesto:

“Io vorrei soltanto tornare ad essere una bambina normale. Voglio andare a scuola, tornare a casa e mangiare del cibo che qualcun altro ha comprato per me. Rivoglio mio padre. Voglio una vita normale e noiosa”.

Parvana anziché fare la vita di un’adolescente si trova a dover sostenere la sua famiglia. Si traveste da maschio per poter uscire; il nome che sceglie da maschio e Aatish che significa fuoco, un nome che fa pensare all’energia e alla potenza, caratteristiche, queste, che appartengono a Parvana.

Spunti per le riflessioni

Nel film ci sono due linee narrative che si intrecciano: la storia del Re Elefante che, da un lato, racconta le tradizioni e il folclore di un paese che ha una storia millenaria e, dall’altro, permette a Parvana di trovare un modo per evadere, di recuperare la speranza per attraversare una realtà così triste e opprimente. È un mondo parallelo dove tutto è possibile e i mostri possono essere sconfitti, mentre la violenza non ha spazio e le forze e il coraggio si amplificano impedendo alla paura di vincere. È proprio nelle favole che la protagonista trova il coraggio di reagire, di sviluppare il senso di resilienza e di non arrendersi ad una realtà aggressiva e dolorosa che è un incubo da cui è difficile uscire.

Le parole, l’istruzione e la fantasia sono molto importanti così come le storie che permettono a Parvana e alla sua famiglia di non ricorrere alla violenza per affermare le loro idee, atteggiamento che si pone in antitesi al modo di essere e di fare dei talebani. L’odio peggiora le cose, la rabbia non porta a cambiamenti positivi, mentre l’amore, la civiltà e la compassione sono essenziali per gli uomini.

Il film si chiude con la frase: “Innalza le tue parole, non la tua voce. È la pioggia che fa crescere i fiori, non il tuono”. Una frase che dona rinnovato senso di speranza, ma non fa gioire.

Condivisione

Di fronte a questa frase chiediamo ai ragazzi di condividere una riflessione.

Nelle persone c’è una trasformazione quando si trovano a dover gestire le proprie paure ed è lì che si sviluppa la capacità di resilienza.

A questo punto le attività per la classe seconda e la classe terza si differenziano; infatti le seconde giocheranno al “Kahoot!” mentre le terze risponderanno ad alcune domande.

Per permettere ai ragazzi di giocare, ricordiamo (o leggiamo) la trama del film.

La trama

Parvana è un’adolescente di 11 anni che vive nella capitale afgana controllata dai talebani, con il padre Nurullah un ex insegnante, la madre Fattema, la sorella diciottenne Soraya e il fratello Zaki di 2 anni.

Il padre viene ingiustamente arrestato come nemico dell’Islam dal regime dei Talebani in Afghanistan, a seguito della denuncia dell’ex allievo Idrees. Parvana con la madre provano a contestare l’arresto, ma un talebano strappa la foto del padre in quanto proibite e percuote Fattema lasciandola tramortita per strada perché ha disubbidito all’ordine di non uscire senza un maschio della famiglia.

Di fronte al pericolo di restare senza alimenti, venendo a mancare la figura maschile che permetta alle donne di uscire per fare la spesa, Parvana si fa tagliare i capelli e utilizzando gli abiti di Sulayman, il fratello morto anni prima, si finge un ragazzo, Aatish, così riesce a sostentare la famiglia, svolgendo l’attività del padre al mercato come venditore e lettore-scrittore di lettere.

Durante il suo primo giorno fuori casa, Parvana/Aatish incontra una compagna di scuola Shauzia/Delawar, travestita anche lei da ragazzo, che l’aiuta con alcuni consigli e a guadagnare dei soldi. Le due iniziano a lavorare insieme continuando a sognare di andare a vedere il mare. Durante il suo lavoro al mercato Parvana/Aatish, legge e scrive le lettere in diverse lingue, fa amicizia con Razaq, un soldato dei talebani, ma molto gentile, il quale gli permette di insegnargli a scrivere e riconoscere le lettere che compongono il nome della sua moglie morta.

La realtà che vive quotidianamente si dimostra triste e angosciante, ma nonostante questo non si arrende alle leggi dei talebani e non perde la speranza di liberare il padre dalla prigione. 

L’epilogo

Parvana trova forza e coraggio nel raccontare la storia di Sulayman, un ragazzo che vive in un villaggio, che viene derubato dei semi dai mostri, dei giaguari cattivi, comandati dal terribile Re elefante. Il ragazzo inizia un viaggio per riuscire a sconfiggere l’elefante e riportare i semi al villaggio ed è un’anziana signora a rivelargli che per riuscire nella sua impresa necessita di un oggetto che risplenda, uno che intrappola e uno che addolcisca. Il ragazzo trova uno specchio, una rete e, giunto di fronte al Re Elefante, per addolcirlo gli racconta la sua triste storia, rimasto ucciso da un giocattolo-mina, così il Re Elefante diventa buono e gli restituisce la sacca con i semi derubati.

Parvana/Aatish, facendosi passare per il nipote di Nurullah, racconta a Razaq della prigionia ingiusta dello zio. L’uomo decide di aiutare Aatish a ritrovare lo zio dicendogli di andare al carcere. Arrivata lì, Parvana svela a Razaq la sua identità e gli spiega che l’uomo che vuole riportare a casa è suo padre. Razaq, rischiando la vita per lei, riesce a liberarlo e, così i due si incamminano verso casa, dove gli altri componenti della famiglia stanno tornando dopo che la madre si ribella alle prepotenze di un parente giunto a Kabul per il matrimonio combinato di Soraya.

Il film si chiude con la frase: “Innalza le tue parole, non la tua voce. È la pioggia che fa crescere i fiori, non il tuono”.

Le attività

I ragazzi di seconda ora possono giocare al Kahoot!

https://create.kahoot.it/share/parvana-e-la-resilienza/04c69384-63ad-434d-bacc-d823882c4b89

I ragazzi di terza, a differenza di quelli di seconda, alla luce di quanto detto, risponderanno alle seguenti domande:

  1. Come descrivi la protagonista del film?
  2. Cos’è la resilienza?
  3. Dove vive Parvana? Quali sono le caratteristiche principali del suo paese?
  4. Prova a descrivere brevemente la condizione della donna che emerge dal film.
  5. Perché Parvana è costretta a fingersi un ragazzo?
  6. Ci sono collegamenti tra la storia di Parvana e quella del Re Elefante?
  7. Quale momento del film ti è piaciuto di più?
  8. Secondo te, cos’è la nuvola rossa che inseguiva Sulayman lungo il cammino che lo portava dal Re Elefante?

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