La Pasqua: dall’ingresso a Gerusalemme alla condanna
Nelle lezioni precedenti abbiamo presentato la figura di Gesù, da questa ci soffermiamo sulle tappe principali che conducono alla Pasqua di risurrezione.
Le parole e le azioni (le opere potenti) di Gesù gli procuravano il favore del popolo, ma questo non piaceva ai sacerdoti e agli scribi perché temevano che sempre più persone avrebbero creduto in lui, diventando suoi seguaci. Questi presero la decisione di ucciderlo.
Il momento giusto per mettere in pratica il loro proposito si verificò quando Gesù, insieme agli apostoli, arrivò a Gerusalemme per celebrare la Pasqua. Qui le folle lo accolsero trionfalmente, ma Gesù era ormai consapevole che a Gerusalemme la sua missione si sarebbe conclusa.
L’ingresso a Gerusalemme
Gli ultimi giorni di vita di Gesù, la sua morte e la risurrezione li analizzeremo, come già anticipato nel post sul Natale, guardando il ciclo di affreschi che Giotto ha realizzato per la Cappella degli Scrovegni a Padova. Anche questa volta useremo le immagini tratte dal sito:
https://www.haltadefinizione.com/image-bank/giotto-di-bondone-cappella-degli-scrovegni-panorama-360/
Prima richiamiamo qualche notizia generale sulla Cappella, poi analizzeremo, in particolare, alcuni affreschi. Abbiamo arricchito, come fatto per l’altra lezione, con i dati appresi dal webinar “ARTE e FEDE – sei appuntamenti con la Bellezza” tenuti dal prof. Roberto Filippetti e dalla prof.ssa Chiara Rossi.
Nella Cappella degli Scrovegni, Giotto ha raccontato, con la tecnica dell’affresco, la storia di Gesù e di Maria. Entrando nella Cappella la bellezza ci avvolge, mentre ammiriamo la rappresentazione del rapporto uomo–Dio, il senso della storia e della fede dell’umanità.
Nell’affresco, Entrata di Cristo a Gerusalemme, Gesù è raffigurato con gesto benedicente. Due ragazzi sono sugli alberi di ulivo a raccogliere dei rami con cui rendere omaggio a Gesù. La folla è festante davanti alla porta di Gerusalemme. Da questa stessa porta Gesù uscirà per raggiungere il Calvario e questa sarà la stessa folla che si radunerà sotto il palazzo di Ponzio Pilato e vorrà la sua morte. [Secondo la tradizione ebraica, quando il Tempio fu distrutto, la presenza divina (Shekhinah), che dimorava nel Santo dei Santi, se ne andò attraverso questa porta, la Porta d’oro, e si sarebbe manifestata ancora in occasione dell’avvento del Messia, e una nuova porta avrebbe rimpiazzato l’attuale. Secondo la tradizione cristiana lo stesso avverrà con il secondo ritorno di Cristo.]
Una donna si copre il capo con il mantello in segno di rispetto e un’altra mette il suo mantello a terra al passaggio dell’asino che Gesù sta cavalcando. Giotto ha dipinto un asino identico sul muro opposto della cappella, per l’affresco: la fuga in Egitto. Questo per dare corrispondenza visiva alle scene e per dare un valore simbolico all’animale. [L’asino è cavalcatura in tempo di pace, mentre il cavallo era utilizzato per tirare i carri in battaglia. Secondo la Genesi e la profezia di Zaccaria l’asino caratterizza il re messianico che discenderà da Giuda, ciò implica l’umiltà di Gesù in contrasto con la vanità dei re.]
La Porta d’Oro è la più antica delle porte della città vecchia di Gerusalemme. Nella tradizione ebraica, il Messia entrerà a Gerusalemme attraverso questa porta, ma come si può vedere dalla foto qui sotto, le porte sono state murate.
Nella cacciata dei mercanti, lo sfondo è il Tempio, ma riprodotto con una struttura contemporanea a Giotto. In cima alle colonne esterne sono visibili i leoni di Venezia, un omaggio alla città. Gesù si trova al centro della scena, incastonato tra le colonne. Il suo gesto, di grande autorevolezza, è molto potente: caccia i mercanti dal Tempio, i quali provano a proteggersi e difendersi da quello che sembra essere il pugno che Gesù gli sta indirizzando. Il gesto di Gesù è così forte che gli animali si spaventano e scappano dalle gabbie e i bambini presenti provano a nascondersi tra i mantelli degli apostoli.
L’idea che Gesù sia ormai un personaggio scomodo e da eliminare inizia a diventare realtà, infatti sul lato destro della scena sono presenti i sacerdoti del Tempio che confabulano tra loro per capire come uccidere Gesù.
In questo momento Giuda ha già deciso di tradire Gesù, infatti ha in mano il sacchetto contenente i denari della ricompensa del tradimento. Giuda indossa il mantello giallo ed è intrappolato davanti dal sacerdote e dietro dal diavolo che gli artiglia un braccio: non può scappare dalla situazione in cui si è messo. Giotto raffigura Giuda e il diavolo con un profilo molto simile: naso e mento pronunciati.
L’ultima cena
Il Giovedì sera Gesù celebrò con gli apostoli il ricordo della Pasqua ebraica e le parole che pronunciò per la benedizione del pane e del vino spiegarono ai presenti il senso della sua morte: perdono dei peccati, definitiva alleanza tra Dio e gli uomini.
L’ambiente è semplice e l’atmosfera familiare. Il cenacolo è sempre una struttura architettonica coeva a Giotto. L’apostolo di spalle al centro ha la veste riccamente decorata. Lo ritroveremo seduto al centro nella scena della lavanda dei piedi; infatti il vestito degli apostoli è identico in ogni dipinto, in modo che essi siano riconoscibili per l’osservatore. Gesù annuncia il tradimento e Giovanni tristemente poggia la testa sul cuore di Gesù. Giuda, come dice il Vangelo, è l’apostolo che mette la mano nel piatto di Gesù. Lo sguardo degli apostoli dice tutto lo sgomento di fronte alla notizia annunciata da Gesù; loro si interrogano disorientati su chi possa essere l’autore del gesto.
Il senso delle parole di Gesù non fu compreso immediatamente dagli apostoli che ebbero bisogno di anni di riflessione su quegli eventi prima di capire il significato profondo di quanto era accaduto.
Nella foto qui sotto, secondo la tradizione, la stanza dove Gesù con gli Apostoli hanno consumato l’Ultima cena a Gerusalemme.
La lavanda dei piedi
L’evangelista Giovanni racconta un episodio diverso legato all’Ultima cena: Gesù lava i piedi agli apostoli, questo era un gesto che, al tempo di Gesù, facevano i servi agli ospiti che entravano in casa.
Gesù sta invitando gli apostoli a vivere con uno spirito di servizio.
Nell’affresco della lavanda dei piedi, Giovanni è in piedi e porta una brocca per l’acqua. Giuda Taddeo (abito celeste), in attesa, si pulisce il piede. Gesù ha la mano benedicente, indossa un grembiule bianco e fissa Pietro che sembra non volere che il Maestro gli lavi i piedi. Pietro indossa un mantello d’oro, simbolo della divinità della Chiesa, di fronte alla quale Gesù si inginocchia. Pietro si tocca la testa, sta dicendo: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». Un altro apostolo si slaccia i sandali (mantello verde, è Andrea). Giuda alle spalle di Gesù, è seduto in mezzo a tre apostoli e guarda la scena perplesso sentendosi a disagio.
Al Getsemani
Gesù consapevolmente e liberamente aveva deciso di compiere fino in fondo la volontà di Dio per lui, fino ad andare incontro alla morte.
Gesù era il Figlio di Dio, ma anche uomo e provò grande tristezza e sofferenza nel giardino del Getsemani prima di essere arrestato, tanto che a Dio rivolse un’invocazione che esprime tutta la sua sofferenza: “Padre se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia, non sia fatta la mia, ma la tua volontà. “E mentre pregava “il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra.” [La sudorazione di sangue è un fenomeno, benché raro, attestato dalla medicina. Un fenomeno fisiologico, designato come ematidrosi cioè sudore sanguigno, è noto ai medici. Il fenomeno avvenuto in Gesù, oggetto di ricerche scientifiche, è raccontato solo dall’Evangelista Luca, che era anche medico.]
Gesù aveva chiesto agli apostoli di vegliare con lui, ma essi si addormentarono. Intanto Giuda era andato a chiamare le guardie.
Giuda sta baciando Gesù, è quello il segnale che aveva dato ai soldati. Il gesto che compie è spietato e crudele al punto che Giotto raffigura Giuda senza aureola, con sembianze sgraziate, non più umane, ma animali, scimmiesche. Gesù è arrestato.
Al Sinedrio e da Pilato
Venne portato davanti al Sinedrio per essere processato. In realtà, la decisione di far morire Gesù era già stata presa, ma l’esecuzione della pena dipendeva dal procuratore romano. Per questo motivo, Caifa e gli altri membri del Sinedrio, cercarono di incolpare Gesù di un reato tanto grave da giustificare la pena di morte.
Gesù si dichiarò Figlio di Dio (tu lo dici!) e venne così accusato di bestemmia, di oltraggio alla fede ebraica, per questo motivo Caifa, il Sommo Sacerdote, si straccia le vesti. Il soldato del sinedrio, alle spalle di Gesù sta per schiaffeggiare Gesù per quanto affermato. Tra la folla è riconoscibile Pietro: è l’uomo barbuto al centro, dietro il soldato. Anche lui, come per Giuda, non ha l’aureola a sottolineare l’attimo del tradimento dell’uno e il rinnegamento di quest’ultimo.
Portarono Gesù dal procuratore Ponzio Pilato che, non trovando un valido motivo per la condanna, decise di mandarlo da Erode Antipa, re della Galilea (Gesù era galileo), che si trovava a Gerusalemme per la Pasqua ebraica. Dopo averlo insultato, Erode rimandò Gesù da Pilato che ancora una volta non riuscì a trovare motivi per condannarlo. Gesù, mentre Pilato discute con i membri del Sinedrio, viene deriso dai soldati e l’uomo proteso verso Gesù sta per sputargli in faccia, mentre quello dietro sta per schiafferggiarlo.
Intanto, una folla numerosa, fomentata dagli scribi e dai sadducei, voleva la morte di Gesù. Pilato, allora, lasciò che fosse la folla stessa a decidere se liberare Gesù o Barabba, un prigioniero accusato di omicidio.
Venne liberato Barabba.
Nella prossima lezione continueremo il racconto fino alla Pasqua seguendo il ciclo degli affreschi.