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Induismo: la religione più antica

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Le religioni saranno trattate nella stessa modalità dello scorso anno, quindi dopo la visione del filmato passeremo al Kahoot.

Conclusa la correzione dell’attività valida per l’Educazione Civica, iniziamo con l’Induismo, la religione più antica.

Nell’aprile scorso ci hanno accolto al Kali Mandir di Roma Yogi Krishna Nath e sua moglie Gori, il Baba che a Roma ha fondato alcuni templi induisti che richiamano molti fedeli.

L’Induismo è la religione praticata e diffusa soprattutto in India e ha origini molto antiche: si diffuse circa 2500 anni prima di Cristo fra le popolazioni della valle del fiume Indo. È molto antica e non ha un fondatore, ma è il risultato dell’opera di pii pensatori e poeti indiani. Più che di una religione, si tratta di un insieme di credenze, fedi, culture e filosofie diverse tra loro che trovano la loro unità in libri sacri comuni, nella dottrina della reincarnazione che è accettata da tutti e nel modo di concepire la società.

Sanatana dharma

L’induismo è stato sempre caratterizzato da una notevole capacita di espandersi in aree di cultura diversa, anche fuori dai confini dell’India.

A partire dal 1800 l’induismo ha conosciuto una significativa diffusione in Europa e in America, attraverso l’opera di maestri di diversissima impostazione. Un movimento di forte impatto e quello degli Hare Krishna, sebbene proponga una disciplina religiosa molto rigorosa e un impegno durissimo e totalizzante.

L’induismo non è omogeneo, ma ha una sua indiscutibile unita: ogni “uomo saggio” può predicare liberamente il suo pensiero, purché in sintonia con il Sanatana dharma, la “legge eterna del mondo”. Esistono dunque molteplici scuole filosofico-religiose, autonome l’una dall’altra.

Tutti i grandi maestri (guru) sono considerati capiscuola con la stessa dignità religiosa, per cui nessuno può vantare alcun primato o egemonia sugli altri. Per questo e piuttosto difficile definire in modo univoco i contenuti di una fede che convive serenamente con una pluralità di interpretazioni, che a volte appaiono persino contraddittorie.

Concetto di assoluto

Gli induisti venerano un essere supremo che fa esistere ogni cosa, da cui ogni cosa nasce e al quale ogni cosa ritorna, un ciclo eterno. Credono nell’esistenza di un principio divino, il Brahman, per questo è anche chiamata Brahmanesimo, lo spirito supremo ed eterno che si manifesta nel mondo formato dalle tre divinità: Brahma, Vishnu e Shiva, che costituiscono la Sacra Trimurti, la triade divina.

  • Brahma: il “creatore” e padre di tutti gli esseri. È raffigurato con molte braccia e molte teste, seduto su un fiore di loto.
  • Vishnu: protegge gli uomini indicando loro la giusta via.  È in genere rappresentato con quattro braccia e seduto su un fiore di loto.
  • Shiva: il “distruttore”, colui che distrugge e ricrea. Solitamente è raffigurato con un tridente in una mano e un tamburo in un’altra, mentre dalla sua testa sgorga uno zampillo d’acqua che simboleggia il Gange.

La vita del mondo e quella dell’uomo, infatti, attraversano le fasi di nascita, morte e rinascita.

Secondo l’Induismo, all’origine di tutto c’è un Essere Superiore, Brahaman, che emanando scintille, ha dato origine al mondo. Da lui, nel ciclo eterno del Samsara, sono state originate migliaia di divinità.

Divinità minori

Kamadhenu: la vacca divina che realizza i desideri, rappresenta la sacralità della vita, perché la vacca dà agli indiani tutto ciò che serve per vivere: il latte, l’urina per i riti religiosi, gli escrementi come combustibile. È inoltre utile come mezzo di trasporto e per i lavori agricoli. Sul suo corpo sono rappresentati gli dèi e, venerandola, si onora l’intero mondo divino. Il vitellino che le è accanto simboleggia l’amore materno; Ganesha: dio del buon auspicio, dona prosperità e fortuna, distrugge gli ostacoli e se ne invoca la grazia prima di iniziare qualunque attività. Ha una testa di elefante provvista di una sola zanna e sulla fronte un tridente. Il ventre è pronunciato e ha quattro braccia. È raffigurato mentre cavalca o viene servito da un topo, suo veicolo. Kalì: dea della distruzione e della morte. È rappresentata con quattro braccia, cosparsa di sangue e adorna di una collana di teschi e di una cintura di serpenti. È la sposa di Shiva, che è quasi la personificazione della sua forza distruttiva, ma che libera le anime dalle loro prigioni materiali e permette il ricongiungimento con il tutto originario, in cui consiste la beatitudine; Krishna, incarnazione di Visnu, giovane pastore e poi guerriero invincibile, dio dell’amore e della lotta.

Caratteristiche e principi

Esiste un’anima individuale ed eterna, l’atman che, dopo la morte, trasmigra in altri corpi, secondo un ciclo di rinascite successive detto Samsara. A seconda delle azioni compiute in vita si trasmigra in forme di vita inferiori o superiori.

L’esistenza è un ciclo continuo di nascita, morte e rinascita.

Ci si purifica attraverso la rinuncia ai desideri e alle passioni e praticando lo YOGA (esercizi fisici e respiratori legati alla meditazione).

Samsara e karma

Dopo la morte, quindi, l’anima dell’uomo deve compiere un ciclo continuo, il samsara, un percorso di purificazione, reincarnandosi più volte in una nuova realtà umana o non umana, è il ciclo di morte e rinascita. Questo meccanismo non è regolato dal karma, la legge di retribuzione degli atti compiuti: se l’uomo ha compiuto azioni buone, la sua anima trasmigra poche altre volte prima di liberarsi definitivamente e ricongiungersi all’anima universale. Se invece l’uomo ha compiuto azioni cattive, dovrà incarnarsi molte volte ancora, la sua anima dovrà penare e purificarsi prima di arrivare alla liberazione.

Il ciclo delle reincarnazioni si interrompe dopo un’esistenza vissuta nel sacrificio e nella rinuncia.

L’anima così liberata può unirsi definitivamente al Brahman.

Concetti importanti per l’Induismo:

Atman (= anima) è presente negli uomini, negli animali e nelle cose.

Dharma (= ordine) è la legge eterna che garantisce l’armonia nell’universo, nella natura, nella società e nella morale. Esiste un dharma universale, cioè quel sistema di valori che tutti noi induisti siamo tenuti a condividere (l’autocontrollo, la purezza, la fedeltà alla parola data, la nonviolenza, intesa come rispetto per la vita in ogni sua forma, non soltanto per quella umana). Ognuno deve obbedire al proprio dharma che è legato alla propria condizione, all’epoca in cui è nato, alla condizione sociale a cui appartiene. Karma (= azione) indica sia l’azione sia la conseguenza dell’azione.  Secondo la legge del karma, ogni azione, come ogni parola e ogni pensiero sono la conseguenza di un’azione precedente e la causa di una successiva. Le azioni positive producono effetti positivi e quelle negative producono effetti negativi nella vita attuale o in quella successiva.

Samsara (= trasmigrazione) è il ciclo di morte e rinascita; infatti, quando l’uomo muore, rinasce in un’altra persona e la sua vita sarà migliore o peggiore a seconda delle azioni compiute.

Moksha (= liberazione) è la salvezza finale, che avviene quando l’anima si libera dal ciclo delle rinascite e si ricongiunge con lo spirito supremo. 

Il sistema delle caste

La società Indù è stata per molti secoli organizzata in caste, gruppi sociali separati. Dalla propria casta dipendevano molti aspetti della vita, come il lavoro e la scelta del coniuge e solo rispettando i doveri della propria casta si poteva sperare di migliorare le proprie condizioni nella vita successiva. Il sistema delle caste permetteva il buon funzionamento della società. Con il passare del tempo diventò però un mezzo di oppressione e fu abolito dopo l’indipendenza dell’India nel 1947. Le ineguaglianze tra gli uomini non dipendono dunque dalla divinità, ma dalle azioni che abbiamo compiuto nella nostra precedente esistenza. Esiste però ancora oggi nella mentalità di molte persone. Le caste principali sono quattro:

  • i bramini, cioè i sacerdoti, che hanno il potere religioso;
  • i governanti e i soldati, che hanno il potere politico e militare;
  • gli agricoltori e i commercianti, che hanno il potere economico;
  • gli operai e i servitori che fanno i lavori manuali.

Ci sono poi i “fuori casta”, chiamati paria o intoccabili, che sono i più poveri, sono emarginati e fanno dei lavori che sono considerati impuri, come la cremazione dei cadaveri o la pulizia delle strade. Chi li sfiora deve andare subito a purificarsi. 

Festività e riti

I principali riti indù sono legati al ritmo delle stagioni. Alle feste principali, legate alla ciclicità stagionale si aggiungono feste indicate dai Purana (testi mitici, ricchi di leggende ed eroi).

Tra le festività più importanti vi sono:

  • la celebrazione della nascita del dio Krishna;
  • la festa del dio Ganésa, protettore della sapienza;
  • la festa Diwali, festa della luce che vince le tenebre, si celebra negli ultimi due giorni della luna nera del mese di kartik (ottobre-novembre) e dura tre giorni. Simbolo dell’anima che ritrova le proprie origini divine: si accendono candele e lampade tradizionali per simboleggiare la vittoria del bene sul male;
  • la festa della Holi, festa di primavera, una festa di puro divertimento, durante la quale si usa sporcarsi con polveri colorate per simboleggiare la rinascita.

Le mete principali dei pellegrinaggi sono: il fiume Gange, le vette dell’Himalaya, Haridwar e Varanasi, città sulle sponde del fiume Gange e i Thirta (guadi attraversabili dei grandi fiumi).

Testi e luoghi sacri

Sono i VEDA (conoscenza divina, sapienza), una raccolta di inni, racconti, poesie e preghiere scritte in sanscrito, la antica lingua indù, le parti più antiche risalgono a 1.500 anni prima di Cristo, le parti più recenti al 600 a. C. Le UPANISHAD, dialoghi tra un maestro e il suo allievo, indicano il senso da dare alla vita. Sono scritti in sanscrito. Brahmana sono libri sacerdotali, contengono le norme sacre per i sacrifici. Gli Aranyaka sono rivolti agli eremiti.

Sacerdoti: Brahmino: è il sacerdote che compie i riti pubblici nei templi adornati con statue di centinaia di divinità. Offre sacrifici agli dei e trascorre la vita nello studio dei testi sacri.

Guru: maestro dello spirito, guida nella preghiera e aiuta a leggere i testi sacri.

Luogo sacro: il TEMPIO unisce la terra al cielo. Alla divinità si donano fiori, incenso e candele. Le donne devono coprirsi il capo con un velo e tutti entrano scalzi. Almeno una volta nella vita ci si deve purificare nel fiume GANGE, nella città santa di Benares o Varanasi.

Per gli induisti andare al tempio non è obbligatorio: si va per vedere la rappresentazione del divino, fare un’offerta secondo i riti, ottenere una benedizione, meditare ripetendo una formula sacra (mantra).

Simbolo sacro è l’OM, la sillaba sacra che viene pronunciata all’inizio o al termine di una lettura dei Veda. Secondo la leggenda, l’Om è stato il primo suono che ha seguito la creazione dell’universo. È un mantra, un suono che aiuta e protegge la mente. 

Conclusa la visione del video, i ragazzi possono giocare al Kahoot!

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